diari tristerrimi (l’ultimo articolo sul mondo dei blog)

Di tutto un blog

di Gianluca Nicoletti

(ttL n. 1454, 12/3/2005)

LA blogosfera italiana si è costruita come un universo piramidale non scalfibile ed elitario. Altro che libertà espressiva e letteratura spontanea. A dettar legge sono qualche decina di fighetti, alcuni ben supportati e vellicati da amici con addentellati old mediatici e quindi ogni loro ruttino diventa sublime espressione di novità, porto ad esempio il partorir neologismi del calibro di "intelluguale" che in un’agape "galattica" è stata sancita come civettuola definizione dell’intellettuale che operi in rete.

Ohimè, in nome dell’intelleguaglianza stiamo ancora all’idolatria del nuovo che è tale perché scribacchiato in rete. Consunti simposi sul significato della scrittura on line appesantiscono i server di bittume superfluo, ipermetropiche compilazioni secernono spossatezza nel loro essere illimitate nello spazio disponibile. Avere limiti tipografici nello scrivere significa allenarsi a comprimere concetti che stimolino all’illimitatezza. Il blog invece si espande verticalmente verso il basso e tende all’indefinito. Un anellide che si riproduce per partenogenesi ogni qualvolta qualcuno ne innesti la testa nel content manager system.

Comunque si sa vien da chiedersi perché alle nostre latitudini essere blogger sia assimilato all’appartenenza ad una compagnia di giro che si rafforza di dibattito in dibattito, ma a volte si assottiglia se qualcuno ce la fa e passa dal codice binario alla vecchia carta inchiostrata. Anche recentemente la supremazia del solito zoccolo duro è stata sancita dal Focus della "Casaleggio Associati" che disegna una blogosfera italiana su cento astri splendenti (sempre gli stessi) che autoalimentano il loro olimpo linkandosi e rilinkandosi a vicenda. Citandosi e track-backandosi moltiplicano le loro perle di saggezza, arguzia e antagonismo tarocco nell’ipercubo multimediale, ma se non ne parla qualche giornalone per eccellenza si ha l’impressione di aver perso tempo.

Il focus però ne vede solo cento. I cento che sopravvivono nei blog roll dei loro adepti in perenne sindrome di Stendhal. Vengono evidenziati quelli più interconnessi tra loro e quindi più visibili perché più citati dagli altri, una sorta di famiglia Auditel cyberfighetta che esprimeun parere omogeneo rassicurante e conservatore. Il suk dei sottoblog, i paria che si devono accontentare di plebee con-directory? Non appaiono nella ricerca. Quelli sono i reietti che nascono e muoiono senza nemmeno un righino da parte di chi "tiene i contatti" con i multiple name, gli anonimus e gli hacker pentiti?

Per loro il destino delle piccole emittenti di fronte al monopolio dei grandi network ci sono, ma senza diritto di parola. Non prendiamoci in giro, anche nell’inframondo resta sempre in piedi lo stesso meccanismo che vale nella vita reale. Non ci scandalizza, ma se essere blogger significa avere tanti link e la spalletta dei preferiti compiacente ai soliti noti, si deduce che anche questo umile esercizio non è per tutti. Si dirà dove è la sorpresa? Nessuna, solo che ci si immaginava qualcosa di più estremo e rivoluzionario, un sistema che avrebbe potuto abbattere le limitazioni spazio temporali, i condizionamenti sociali e culturali insomma la rete poteva essere in questo caso qualcosa di più che un limbo artificiale in attesa di un editore vero.

Escono illustri antologie dei blogger italiani, costoro si fanno vedere anche in giro, molti sono riconoscibili per robusti "sconfinamenti" nella parte oscura della forza e quindi dove è la novità? Forse nelmeccanismo che permette una facile ed immediata pubblicazione, editor intuitivi e alla portata di tutti. Perfetto e bellissimo, ma ancora ci chiediamo cosa

c’è di nuovo? Il link equivale al riconoscimento di chi è del giro, i premietti e i bannerini che certificano i premietti, le intervistine e le scuolette di scrittura sul mestiere di scrivere il web… Insomma il maestrinismo di quelle/i che al liceo prendevano bei voti e stavano ai primi banchi si è impossessato di ogni sregolatezza nella blogosfera.

Se vogliamo cogliere un’altra costante che aleggia sottile in tutto un’accezione saturnina più radicale.

Si guardi il calendario delle bloggers femmine pubblicato on line quest’anno, no quasi nessuna sorride. Per lo più sono assorte, evanescenti, vestite di spleen anche laddove siano spogliate.

Perché mai le signorine palliducce che trasognano fotarelle da risvolto di copertina blasonata non realizzano che tra loro e le veline aspiranti aspiratrici cambia solo il punto di vista. Loro son quelle che si sentono belle dentro, le altre dentro e fuori non fa differenza, per tutte loro l’importante è esser viste. Le une sventoleggiano curvilinee beltà rese ancor più vere dal sintetico fotoritocco le altre affidano al permalink l’eternità del loro diario e denudano anime lacerate in luogo di nature lacerate (… che pur resero celeberrima la melassa di Melissa).

Il blog tipo, se evitiamo quelli di personaggi già noti e fisiologicamente euforici da successo, è un diario tristerrimo dove il logorio del quotidiano distrugge irrimediabilmente la voglia di vivere. Tra lo/la/l? scrivente e il resto del mondo esiste una patina limacciosa che rende catarattico anche il punto di vista di un adolescente. Ho bei ricordi di anni di bloggazione gioiosa, chissà perché oggi mi gira così? Sarà forse un problema solo mio, ma aggiungere all’html editor un tool che secerna Prozac potrebbe aiutare non poco.

Sarà per il fatto che mi sento annichilito dal pullular garrulo di scintillante facondia che sprizza da ogni blog in cui mi capita di zampettare neghittoso alla ricerca di sochè da trasformare in parole piombate.

Molti lo fanno per la sorpresa di chi vive ignorando la rete, e per sua fortuna vive anche benino. Il blogger è anche materia prima di fabbrica editoriale, libri fatti di chat, di sms, e pure di blog.

Facile riempire spazio con veloce cut paste della risulta sollevata dallo tzunami grafomane dei blogger conosciuti. Cannibalizzati per la gloria di "nuovi Cannibali?". Forse è terapeutico, meglio che rodersi il fegato è far la cronachina degli amichetti che spazzolan librerie dal parquet insalivato. E perché no? Qualche personale letturina da consigliare tanto per darmi un tono, quel che vedo alla mattina sfoglicchiando quotidiani, cito i citati, linko i premiati, lecco il fighetto. C’è poi lo sguardo in tv.

Scanalo qua e là, magari dico cose cattive su Sanremo, sfotto le conduttrici, tanto per darmi un tono con aria superiore compatisco tutti.

Mi spreco in metafore. Se avanza spazio un po’ di sguardo interiore e tracce minimali di vita uggiosa.

Già allora si che sarei anch’io un vero blogger, spipparolandomi ripiegato su me stesso darei senso alla meraviglia dei bei compitini quotidiani e dei sorridenti battimani.

Già ma sono un cialtrone, scrivo solo per denaro e su commissione.

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Comments (

1

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  1. PannaAcida

    innegabile che ci siano blog logorroici, blog depressi, blog idioti e chi più ne ha più ne metta…ma non è anche questa una libera espressione? se uno è pieno di nulla…cosa dovrebbe rovesciare sul suo blog?